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Ultimo Aggiornamento 07/08/2008
Il Parco Regionale di Crinale dell'Alta Val Parma e Val Cedra, noto anche come Parco dei Cento Laghi, tutela la fascia alto appenninica orientale della provincia di Parma, un territorio tipicamente montano ricco di importanti testimonianze geomorfologiche, ammantato dai boschi e costellato di splendidi specchi d'acqua naturali. Dalle cime dell'aspro spartiacque, con i loro spettacolari panorami, le valli si distendono in ampie conche modellate dagli antichi ghiacciai e oggi occupate da innumerevoli laghi, in qualche caso estesi e profondi, che sono tradizionale meta di piacevoli escursioni. Diverse emergenze botaniche di derivazione alpina impreziosiscono le aree sommitali dell'area protetta, oltre il limite delle foreste demaniali che ne costituiscono il nucleo centrale. Verso est il parco si prolunga in quello dell'Alto Appennino Reggiano (Parco del Gigante) ed è quindi parte integrante del progetto regionale di tutela che interessa per un lungo tratto la dorsale appenninica emiliano-romagnola. Dall'ampia cima di Monte Navert (1653 m), situato nella parte centrale dell'area protetta, lo sguardo può spaziare sull'intero territorio che, dal passo di Lagastrello al monte Braiola, si distribuisce a ridosso del crinale, movimentato dalle cime del monte Sillara (1859 m), Marmagna (1851 m) e Orsaro (1830 m). Nel settore orientale il parco include la selvaggia alta valle del torrente Cedra, tributario dell'Enza, mentre in quello occidentale si approfondisce l'ampia testata del torrente Parma, con i tre rami del Lago Santo (o Parma Santa), delle Guadine (o di Francia) e di Badignana, che prima di Bosco si uniscono per dare vita a questo importate affluente del Po. La ricchezza di acque del territorio, contraddistinto da un gran numero di bacini lacustri, è dovuta alla posizione geografica, in una delle zone più piovose d'Italia (in alcuni punti si superano i 2.000 mm all'anno). La risalita dal versante Tirrenico di correnti cariche di umidità provocano infatti l'addensamento di grandi nubi di crinale, che si traducono in frequenti precipitazioni. Nei mesi invernali repentine nevicate ricoprono le valli, la cui esposizione settentrionale determina una permanenza prolungata, anche se irregolare, del manto nevoso. Queste stesse condizioni favorirono in passato la formazione di imponenti ghiacciai che hanno lasciato tracce significative: una successione di dolci depressioni e depositi morenici, interrotta dalle ripide pareti dei crinali secondari, che disegna un mosaico morfologico di grande interesse scientifico e ambientale. Per quanto riguarda il paesaggio vegetale, l'umidità costante per buona parte dell'anno crea condizioni adatte allo sviluppo di folte faggete, tra le quali si inseriscono macchie di rimboschimento a conifere e rari nuclei spontanei di abete bianco e abete rosso. L'ampia fascia di preparco si spinge fino alle località turistiche di Bosco, Corniglio e Monchio delle Corti e abbraccia la valle del torrente Bratica, rivestita di castagneti e boschi misti di latifoglie, arrivando a lambire il corso dell'Enza.
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